L'arrivo avviene con 20 minuti di anticipo. Mi sento in Norvegia più che in Sicilia. Accolgo quindi la notizia dataci dal comandante dell'aereo che come logo ha un'arpa celtica, con gioia. Dall'aeroporto all'hotel, mi organizzo con un pullman che improvvisa una fermata appositamente per me. Mi chiedo "Vorrà qualcosa in cambio?". La mia mentalità qui, a Palermo, cambia. Guardo tutti con sospetto, scorgendo un potenziale mafioso in ognuno di loro. Autista compreso. Nel tragitto, attraverso Capaci e il punto dell'esplosione datata 23 maggio 1992. Capisco di trovarmi in terra storica, inquieta, con un tessuto sociale complicato e malato di cui far parte è cosa proibita ai non indigeni.
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